Patrizio La Placa ha iniziato la sua carriera come puer cantor della Cappella Sistina, trasformando, in breve tempo, la sua vocazione per il canto in un percorso professionale internazionale.
Tra i ruoli più significativi, il Capitan Rodimarte ne Il Trionfo dell’Onore di Scarlatti e Leporello nel Don Giovanni di Mozart.
Nella nuova edizione del festival Femart interpreterà cantate “arcadiche” di Scarlatti, tra cui Tu resti o mio bel nume, in cui tecnica ed espressività si intrecciano. La sua passione musicale spazia dalla lirica al cantautorato italiano, con un’attenzione particolare all’attività sportiva.
In questa intervista in esclusiva per Barocco Europeo, si racconta, svelandoci le passioni che, oltre al canto, che lo accompagnano da sempre.
Quando è nata la passione per il canto?
Ho cominciato a studiare e ad appassionarmi al canto da bambino, all’età di 8 anni, quando sono diventato puer cantor del coro della Cappella Sistina. Fin da subito ho notato come la musica potesse essere un potente strumento espressivo, e con il tempo non ne ho potuto fare a meno. Crescendo, ho avuto la fortuna di trasformare questa passione in lavoro, grazie ad impegno e dedizione quotidiani.
La sua è una carriera che evidenzia una grande versatilità tra generi e repertori. C’è un ruolo a cui è particolarmente legato? E uno che considera una svolta nel suo percorso?
Tutti i ruoli che ho portato sul palcoscenico mi hanno aiutato a crescere e mi hanno emozionato, ma posso affermare che due sono i ruoli a cui devo molto: il Capitan Rodimarte ne Il Trionfo dell’Onore di Scarlatti e Leporello nel Don Giovanni di Mozart.
Il primo è stato il mio debutto in un ruolo primario, in cui ho dovuto affrontare molteplici sfide, tra cui una regia frizzante ed energica, in cui dovevo fare “acrobazie” e coreografie per me non banali. È stata una produzione meravigliosa, che ho avuto la fortuna di debuttare anche in Giappone.
Il secondo invece è stata una vittoria personale, un sogno che si realizza, un ruolo che amo e che ho amato fin da piccolo. Anche in questo caso, mi sono divertito tantissimo, ed il ricordo dell’applauso e dell’ovazione del pubblico mi emoziona ancora oggi.
Al festival Fenart interpreterà alcune cantate “arcadiche” di Alessandro Scarlatti, tra le poche scritte per un timbro grave. C’è una che sente più sua? E quale rappresenta la sfida più stimolante dal punto di vista tecnico?
A questa domanda non è affatto facile rispondere, perché tutte e tre le cantate in programma sono stupende. Dovendo scegliere, dico Tu resti o mio bel nume. La potenza espressiva dei recitativi, la forza del testo poetico, l’oculato utilizzo delle forme retoriche rendono questa cantata un capolavoro, e trova la sua massima espressione nel recitativo centrale, con un climax energetico a cui è difficile sottrarsi.
Per ciò la vera difficoltà tecnica di questo pezzo è riuscire a mantenere il controllo dello strumento, nonostante il coinvolgimento emotivo. Quando lo eseguo, mi sento come un pilota automobilistico, che deve rimanere concentrato e attento, nonostante le emozioni e l’adrenalina del momento.
Ci sono altri generi musicali, oltre alla lirica, che la appassionano o la ispirano?
Amo la musica e credo di non essere in grado di non ascoltarla in qualsiasi momento libero della mia giornata. Ascolto di tutto, dalle sinfonie di Mahler all’alternative rock, ma credo che ciò che più mi ispiri e appassioni sia il cantautorato italiano. Sono cresciuto ascoltando i CD di De Andrè, De Gregori e Dalla, e ancora oggi sono loro che mi aiutano a evadere dalla frenesia quotidiana.
In un’intervista ha raccontato la sua passione per il trekking. Quanto è importante, per un cantante, praticare uno sport in modo costante?
Fondamentale. Il cantante lirico è uno sportivo, noi siamo il nostro strumento ed è importante salvaguardarci. L’emissione del suono ha al suo interno un complicato meccanismo, basato sull’equilibrio di forza ed elasticità. La respirazione, la postura corretta, il rilassamento di tensioni superflue devono essere praticate con costanza, per permettere al corpo intero di partecipare alla produzione del bel suono. Inoltre, fare sport fortifica il sistema immunitario, e questo contribuisce alla salvaguardia dai malanni stagionali, una maledizione per i cantanti.