Incontri con l’Autore – ROBERTO AND0′ regista

Quando il Cinema incontra l'Opera

Incontri con L'Autore

Novità del 2023 sono gli INCONTRI CON L’ARTISTA, realizzati in collaborazione con CINEMAZERO.
L’idea di coinvolgimento di CINEMAZERO nella realizzazione del progetto parte dalla volontà di ampliare il settore delle espressività artistiche da quelle prettamente musicali, consone all’identità di BAROCCO EUROPEO, a quello della cinematografia, intesa però nella specificità di prodotti rivolti al mondo musicale. Si è pertanto pensato di coinvolgere nel progetto i registi Mario Martone e Roberto Andò, due registi di importante rilievo nazionale, che nella loro carriera hanno prodotto regie filmiche d’Opere Liriche e che guideranno il pubblico nello scoprire questo particolare settore della filmografia.
Negli incontri si tratterà il tema della regia di prodotti musicali pensati per il Teatro, ma ripensati in chiave moderna e secondo una visione del tutto inedita, prodotti che consentono per di più una fruizione “oltre” l’evento stesso, attraverso la distribuzione su piattaforme di broadcasting nazionali ed estere, per un utilizzo dilatato nel tempo e nello spazio.
Moderatori degli eventi, oltre ai referenti di CINEMAZERO, saranno Cesare Scarton (il regista che collabora da anni con BAROCCO EUROPEO per la realizzazione degli spettacoli sull’Opera Barocca) e Anton Giulio Priolo, il fondatore della Società cinematografica romana TREETONE, che è stata tramite per la collocazione su RAI5 e RAI Play dei concerti e degli spettacoli prodotti da BAROCCO EUROPEO nel corso degli anni. Al termine di ciascun incontro ci sarà la proiezione di un film del regista ospite.

Il Secondo OSPITE dei due eventi sarà il regista ROBERTO ANDO’ che ci guiderà nella scoperta delle tecniche di regia filmica applicate al contesto del repertorio lirico.

Gli incontri, aperti al pubblico sono dedicati in particolar modo agli allievi dell’istituti d’Arte Galvani di Pordenone e sono strutturati in modo da intercettare i più diversi settori di pubblico, incrociando le espressioni artistiche di Musica, Teatro, Regia teatrale e filmica dedicate alle Opere Liriche.

Roberto Andò, regista

Regista cinematografico e teatrale, scrittore, sceneggiatore italiano (n. Palermo 1959). Esponente significativo della generazione di registi affermatisi negli anni Novanta il cui profilo creativo si è espresso tanto nel cinema quanto nel teatro e nella letteratura. La riflessione intellettuale, la tensione civile, la predilezione per le atmosfere ambigue, metafisiche da un lato e dai risvolti noir e psicanalitici, dall’altro, hanno caratterizzato il suo lavoro cinematografico. Abile costruttore di climi rarefatti, ma solidamente inscritti nell’intrigo narrativo e nella suspense psicologica, A. con i suoi film è riuscito a esprimere in uno stile elegante e colto, interrogativi esistenziali, politici, filosofici. Molto di ciò gli deriva da una formazione sia letteraria sia cinematografica in cui ha maturato e messo a frutto la lezione di alcuni maestri incontrati agli inizi della sua carriera. Dopo aver intrapreso studi di filosofia, ha effettuato il suo apprendistato nel cinema tra Roma e la sua Sicilia. Qui l’incontro con un mentore come L. Sciascia è stato decisivo. Accanto a lui, A. ha affinato la sua visione del mondo, della società, dell’uomo, e anche di quella ‘metafora’ che è l’isola natia, microcosmo e punto di osservazione spesso presente nel suo lavoro, coniugando l’esplorazione delle sue radici culturali con un più ampio respiro intellettuale di matrice europea, che si riflette anche nella scelta di cast, e spesso di ambientazioni, internazionali per i suoi film. Tuttavia la frequentazione come aiutoregista dei set di grandi del cinema americano, come Cimino e Coppola, o italiano, come Fellini e Rosi (di cui è diventato amico e cui ha dedicato nel 2002 un ritratto filmato, Il cineasta e il labirinto, che si è aggiunto ad altri lavori video dedicati ad artisti quali R. Wilson o H. Pinter, nel 1994 e nel 1998), ha certamente contribuito allo sviluppo della particolare visione che sottende i suoi lavori, in cui con abilità il realismo si intreccia con un forte senso del mistero e del fantastico. Questa cifra appare evidente sin da Diario senza date (1995, diventato poi nel 2008 un libro), la sua opera prima in forma di film-saggio, misto di finzione e documento, da cui emerge l’‘arcano’ di una città-simbolo come Palermo. Inevitabile e conseguente la successiva esplorazione dell’universo esistenziale e letterario di Tomasi di Lampedusa con il successivo Il manoscritto del principe (2000) in cui si raccontano la genesi e l’eredità di un libro-chiave del Novecento come Il Gattopardo. Sono seguiti due film che possono considerarsi un dittico, in forma di ‘mistery’ esistenziale, sui temi dell’identità e dell’ambiguità tra vero e falso, dell’irruzione del passato nel presente, dei rapporti familiari irrisolti, dei segreti della mente o della scrittura (i protagonisti sono rispettivamente uno scrittore e uno psicoanalista): Sotto falso nome (2004, con D. Auteuil, A. Mouglalis e G. Scacchi) e Viaggio segreto (2006, liberamente tratto dal romanzo The Reconstructionist di J. Hart, pubblicato nel 2002) e nel quale compare come coprotagonista il cineasta E. Kusturica. Ancora i segreti dell’identità e i labirinti della finzione sono al centro di Viva la libertà (2013, Premio Efebo d’Oro Cinema e Narrativa, tratto dal romanzo dello stesso A., Il trono vuoto, Premio Campiello opera prima), ma questa volta l’impianto è quello classico (goldoniano e pirandelliano) della commedia centrata sullo scambio di persona, i cui riverberi drammatici diventano però epitome della ‘recita politica’ di un’Italia, e di una sinistra, che sembrano aver perso l’anima. I due gemelli protagonisti (un politico che abbandona tutto e fugge a Parigi sul set di un film inseguendo una donna e suo fratello internato in una casa di cura, che lo sostituisce sulla scena pubblica, interpretati da un grande Servillo) e la loro diversa ‘follia’ sono metafora della dicotomia tra esercizio del potere e scatenamento della libertà. In Le confessioni (2016) i motivi del segreto e del potere si riflettono nell’emblematica e algida ambientazione in un albergo esclusivo immerso nella natura, in cui i ministri dell’economia dei Paesi più sviluppati si danno convegno per un G8 e dove, come un visitatore misterioso, un vero ‘angelo sterminatore’, si aggira un frate certosino (ancora Servillo in una prova di sottigliezza recitativa magistrale) che terrà in scacco i potenti. Anche in questo caso significative sono nel film le allusioni letterarie congeniali ad A. (Borges, Sciascia, Dürrenmatt). L’attività teatrale di A. si è negli anni divisa tra prosa e lirica, affrontando testi di scrittori del Novecento e contemporanei come J. Genet, Pinter, M. Crimp, Y. Reza, T. Ben Jelloun, P. Auster, E. Canetti, Calvino, A. Zanzotto, L. Piccolo, A.M. Ortese, oppure costruendo drammaturgie ispirate a scrittori siciliani come Sciascia o Consolo, o a compositori come A. Webern, collaborando con musicisti, attori, artisti come N. Sani, D. Abbado, M. Ovadia, F. Pennisi, G. Sollima, M. Betta o mettendo in scena grandi opere di Mozart, Wagner, Rossini, Ravel, Bartók. Da tutto ciò è emersa la vocazione poliedrica e la raffinatezza culturale di A., che si è andata traducendo in varie forme, tutte accomunate dalla riflessione intellettuale e dagli interrogativi civili e filosofici. Tra i suoi lavori più recenti occorre citare In attesa di giudizio (2017), pièce che riflette su significanti e significati che l’uomo ha attribuito alla giurisprudenza, Una storia senza nome (2018), presentato fuori concorso alla 75a edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, e La stranezza (2022, Nastro d’argento 2023 come film dell’anno). Nel 2020 l’artista è tornato alla narrativa con il romanzo Il bambino nascosto, da cui l’anno successivo ha tratto l’omonimo film, mentre è del 2023 la regia teatrale di Ferito a morte di R. La Capria.

 

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